La corsa alla privatizzazione del Servizio sanitario nazionale sta portando ad una situazione a due velocità: un servizio pubblico, “al ribasso”, per i meno abbienti, e una sanità di buon livello, per chi si può permettere di pagare. Allo stesso tempo, le condizioni di lavoro di chi opera in ambito sanitario peggiorano. Questo in tutto il Paese.
Come ha dichiarato pochi giorni fa l’on. Marco Baldassarre di Alternativa Libera, “la salute e la sanità sono sottoposte ad attacchi e tagli di spesa pubblica che producono e favoriscono diseguaglianze nella tutela e nell’accesso alle cure, mentre viene incentivato l’ingresso in sanità di gruppi privati, con l’obiettivo chiaro di fare profitto sulla nostra salute. In Italia stiamo assistendo ad un percorso simile con il sistematico de – finanziamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale e la chiusura di piccoli ospedali e servizi territoriali, spesso senza un reale coinvolgimento della popolazione”
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in una recente intervista all’Ansa, invece lamenta il fatto che in Sicilia, come in altre regioni del Sud Italia, le prestazioni sanitarie fornite ai cittadini siano poche e troppo costose.
Ma il Ministro davvero non conosce il perché di questa situazione?
Gli ospedali sono insufficienti e la nuova riforma della Rete sanitaria siciliana, non aiuterà certo a migliorarne la condizione.
Si parla di fornire prestazioni specialistiche in pochi Centri regionali e prestazioni generiche nei Presidi di base ridotti a sedici, rispetto ai ventitré previsti dalla prima bozza presentata nel luglio del 2016.
Il che significa code e tempo di attesa sempre più lunghi. Risultato? Chi può pagare, potrà curarsi, chi non può, dovrà aspettare tempi biblici, pur sapendo (certamente il Ministro e con lui tutte le organizzazioni che promuovono la prevenzione) che una diagnosi precoce può salvare la vita.
Il Ministro dovrebbe, inoltre, conoscere i numeri relativi ai cittadini meridionali che vanno al Nord per curarsi e chiedersi se davvero questa riforma potrà non risolvere ma, almeno, cominciare ad incidere sul problema.
La sanità certamente costa. Ma ci sono provvedimenti semplici che potrebbero essere adottati subito. Risparmiare è giusto. Ma non sulla pelle di chi ha realmente bisogno di aiuto.