Il governo proroga gli appalti CONSIP per la pulizia delle scuole fino al 30 giugno 2019, benché la gara con cui furono affidati i lavori sia stata truccata e i contratti di fornitura già scaduti.
Il comma 375 della Legge di bilancio 2018 (Atto Camera 4768), da poco approvata dal Senato e ora al vaglio della Commissione Bilancio di Montecitorio, nell’attesa dell’indizione di una nuova gara che dovrebbe portare alla stipula di una convenzione-quadro entro la fine dell’anno scolastico 2018/19, si appresta ad allungare ulteriormente la vita ad un appalto giudicato truccato dall’Antitrust e la cui reiterata proroga illegittima Alternativa Libera ha sempre denunciato, fin dall’estate del 2015.
Secondo il testo del comma in questione “nelle regioni ove sia stata risolta anteriormente alla data del 24 aprile 2017 o non sia mai stata attivata la convenzione-quadro CONSIP ovvero siano scaduti i relativi contratti attuativi, l’acquisizione dei servizi di pulizia e degli altri servizi ausiliari, nonché degli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative statali, da parte delle medesime istituzioni, prosegue, con piena salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali esistenti, con i soggetti già destinatari degli atti contrattuali e degli ordinativi di fornitura, sino alla data di effettiva attivazione della convenzione-quadro di cui al comma 3 e comunque non oltre il 30 giugno 2019”.
In breve, la convenzione CONSIP per la pulizia degli edifici scolastici, caduta sotto la scure dell’Autorità Nazionale Anticorruzione e dell’Antitrust per accordi sottobanco tra imprese e annullata in quattordici regioni su venti, rimarrà in piedi fino al 30 giugno 2019, in nome della necessità di “consentire la regolare conclusione delle attività didattiche nell’anno scolastico 2017/18 e il regolare avvio delle stesse per l’anno scolastico 2018/19 in ambienti in cui siano garantite idonee condizioni igienico-sanitarie”.
Vale la pena ricordare che la questione era finita nel mirino dell’Antitrust e dell’ANAC perché tre grandi imprese (CNS, Manutencoop e Roma Multiservizi), poi multate per 110 milioni di euro, hanno truccato la gara, indetta nel 2012, per aggiudicarsi ognuna la fetta più grande possibile di una torta da 1,3 miliardi di euro. Queste irregolarità sono state confermate da tre sentenze del TAR e altrettante del Consiglio di Stato che hanno portato CONSIP, esattamente un anno fa (il 2 dicembre 2016), a risolvere le convenzioni negli otto lotti risultati “inquinati” (su tredici totali, cioè oltre la metà) relativi a quattordici regioni su venti.
Per anni Alternativa Libera ha denunciato, in tutti i modi e in tutte le sedi, l’illegittimità di queste proroghe e anche il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha inviato a marzo 2016 un atto di segnalazione a Governo e Parlamento su questo tema, sottolineando la necessità di intervenire al più presto con una gara e bloccare una volta per tutte questo scempio. Peccato che la politica se ne sia allegramente infischiata, preferendo tenere sotto ricatto le migliaia di lavoratori dei servizi di pulizia nelle scuole con il meccanismo dei rinnovi annuali, piuttosto che farli assumere direttamente dagli istituti e tagliare fuori da questo business le società che hanno commesso illeciti.
In questi mesi è successo persino di peggio: la necessità che il servizio di pulizia non venisse interrotto ha consentito di fatto che la convenzione CONSIP “risolta” da un pezzo rimanesse in piedi in tutta Italia, nell’attesa della nuova gara, continuando a far incassare denaro pubblico alle stesse aziende sanzionate per l’accordo illecito.
La salvaguardia dei livelli occupazionali, che giustamente deve essere garantita, non dovrebbe passare però attraverso le reiterate proroghe (vietate dal codice degli appalti) di gare truccate. Tutto questo è assurdo. Governo e Parlamento continuano a tenere in piedi una situazione paradossale che va contro il buon senso e lede gli interessi del Paese che così facendo continua a sperperare denaro dei contribuenti a vantaggio di chi opera illegalmente, mantenendo sotto ricatto i lavoratori con contratti precari e impedendo lo sviluppo di aziende sane.