“Durante il governo Renzi sono saltate sei banche e una settima è arrivata in agonia al governo Gentiloni.
Se l’allora presidente del Consiglio e la sua ministra per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, figlia del vicepresidente di Banca Etruria, avessero voluto realmente intervenire per salvare i risparmiatori danneggiati dagli Istituti di credito, lo avrebbero potuto fare allora con maggior efficacia. Renzi avrebbe potuto far partire subito la commissione d’inchiesta sulle banche, come gli abbiamo chiesto a partire da dicembre del 2015, ma non lo ha fatto.
Certamente un’indagine tempestiva avrebbe potuto mettere in luce prima le eventuali omissioni di CONSOB e Banca d’Italia, avrebbe potuto evitare che saltassero altre banche, e che nuovi cittadini perdessero i loro risparmi.
Il governo allora aveva a disposizione molte più informazioni per decidere di quante non ne potrà ottenere il Parlamento in pochi mesi. Tutto ciò non fu fatto.
Alla luce di queste considerazioni, è profondamente ipocrita l’uso che la politica sta facendo dei lavori dell’organismo presieduto da Pierferdinando Casini. Si adoperano le risultanze di un’inchiesta parlamentare per scaricare su altri l’insipienza del governo Renzi nella gestione delle crisi bancarie.
Vorremmo ricordare ai parlamentari membri della Commissione banche che il loro compito è quello di capire cosa non abbia funzionato nel sistema dei controlli e di identificare soluzioni normative idonee ad evitare il ripetersi di casi analoghi. Fare campagna elettorale su questi temi, prendendo in giro i risparmiatori danneggiati dal crack bancari, serve solo ad aggiungere una beffa al danno che costoro hanno già subito”.
Lo affermano i deputati di Alternativa Libera: Massimo Artini, Marco Baldassarre, Eleonora Bechis, Samuele Segoni e Tancredi Turco.