Il Primo Maggio è una di quelle date che, soprattutto in questo frangente storico e sociale, merita sensibilità e rispetto nella corsa alla dichiarazione e al commento che scandisce, sempre, la politica in ogni ricorrenza. I dati ISTAT sul mercato del lavoro, resi pubblici in queste ore, ci ricordano che esiste un’emergenza dalla quale dipende la tenuta sociale del paese e dalla risoluzione della quale deriva la credibilità della politica e delle istituzioni stesse.
La nostra, infatti, è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, come recita l’articolo 1 della Costituzione. Il lavoro come fondamento essenziale della nostra stessa forma di Stato, come principio dirimente di una democrazia. La Costituzione, dunque, deve essere ancora integralmente applicata. La Repubblica italiana non è ancora pienamente democratica. Il lavoro, infatti, non è per tutti un diritto. E quando esiste, è sempre più spesso precario, a scadenza, non regolare, sfruttato.
Per questo è indispensabile, in attesa che siano evidenti gli effetti del Jobs Act, pensare ad interventi mirati: abbassare le tasse su lavoro sottraendo investimenti al settore militare, stabilizzare l’occupazione perché il tempo indeterminato a tutele crescenti non è indeterminato (dopo 36 mesi il datore di lavoro può licenziare), riformare i centri per l’impiego (sono 550 e costano 470 milioni l’anno), garantire la conciliazione fra tempo di vita e lavoro, soprattutto per le donne.
Buon Primo Maggio a tutt@